mercoledì 10 ottobre 2012

Materialismo marxista e metodologia ontopsicologica: l’esempio della Cina

Nel mese di aprile del 1996, Antonio Meneghetti è a Pechino, in visita al maggior ospedale della città, il Capital Institute of Medicine – Beijing Tongren Hospital, dove tiene la conferenza “La psicosomatica nell’ottica ontopsicologica”, in cui afferma che “il sintomo è un segnale che la vita usa per identificare un errore di comportamento, un errore non in senso moralistico ma semplicemente funzionale” (cfr. “La psicosomatica nell’ottica ontopsicologica”). Tra i presenti ricordiamo: Liu Fu Yuan (Direttore dell’Ospedale, Direttore dell’Associazione Medici Cinesi, Vice-Presidente della Beijing Psychology Health Association) e Deng Yifeng (responsabile dell’Istituto di Psicoterapia). Sempre a Pechino, Meneghetti svolge un seminario su “Medicina e Ontopsicologia” promosso dalla Capital University of Medical Sciences; ad esso partecipano numerosi medici e psichiatri provenienti dalle diverse regioni del Paese. “In Cina erano interessati all’aspetto clinico – ci spiega il Professore – anche perché era più coerente con il materialismo marxista. Mi dicevano: lei è bravo, ma non conosce l’inconscio cinese. La dimostrazione la feci attraverso tre prove. La prima su una cinelogia che li colpì moltissimo. Hanno un romanzo da cui avevano ricavato uno sceneggiato in dodici puntate che stava avendo molto successo. Sapevano che né io né i miei collaboratori potevamo conoscerlo. Io dissi loro: “Fatemi vedere solo i primi cinque minuti e vi dirò come finirà”, e fu così. Rimasero stupefatti. La seconda dimostrazione la feci al direttore dell’ospedale che sosteneva che non conoscendo l’inconscio dei cinesi io non avrei potuto leggere i loro sogni. Gli feci dire un suo sogno e lo puntualizzai più di quello che potesse immaginare. Si resero coscienti che per l’Ontopsicologia era indifferente di che razza o cultura uno sia. Infine feci delle sedute aperte con cui curai dei malati dell’ospedale. Materialisti come sono erano interessati alla biologia, più che alla psicologia”.

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