sabato 13 ottobre 2012

L’evoluzione in progress: una responsabilità e un’opportunità


In Ontopsicologia si apprende che quando la nostra vita è sincrona al nostro In Sé ontico, uno degli effetti che “naturalmente” si riscontrano è il raggiungimento di risultati in costante progress. Ciò che ci anima da dentro, quindi, ha una costante sete di nuovi orizzonti e traguardi: non è una frenesia, ma una ordinata costruzione che, mattone dopo mattone, permette all’individuo di ampliare con coerenza e proporzione il proprio raggio di azione storica e sociale.

Questo implica una grande responsabilità da parte dell’operatore, soprattutto quando raggiunge una mèta: uno dei rischi è infatti quello di fermarsi sull’obiettivo raggiunto pensando che, una volta riempito il bicchiere, quel “pieno” sia comunque una conquista “per sempre” . Invece è esattamente il contrario: l’In Sé ontico è motivato all’evoluzione per cui, ai suoi occhi, la stasi e la non-evoluzione equivalgono a una regressione. L’obiettivo che si raggiunge in un certo momento di vita non ha per il soggetto la stessa valenza man mano che il tempo passa. Si tratta infatti di qualcosa che progressivamente viene “metabolizzato” e che, quindi, chiede di essere alimentato seguendo le nuove spinte dell’In Sé. Nel libro della pedagogia ontopsicologica, si può leggere che “ogni tanto nella vita bisogna disfare tanta
strada precostituita come vantaggio ed entrare in una novità di orizzonte, cioè il rischio è continuo, il gioco è aperto, ma il guadagno è illimitato.” Per questo a volte ci sono delle scelte da fare che hanno una pregnante urgenza: “o le attui e divieni, o non le attui e sei normale numero”.

Si diviene come si sceglie. (Antonio Meneghetti)

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