mercoledì 3 ottobre 2012

Chi è il “ricercatore” secondo l’approccio ontopsicologico di Antonio Meneghetti?

Spesso in Ontopsicologia si parla di esattezza del ricercatore: cosa ci viene in mente quando sentiamo questa frase? A cosa pensiamo quando ci immaginiamo un “ricercatore”? Così su due piedi, potremmo pensare che si tratti di qualcosa che riguarda lo “scienziato”: per qualcuno coincide con chi fa scienza in senso lato, altri pensano allo sperimentatore chiuso nel suo laboratorio fra provette e becchi Bunsen. Beh, la prima cosa da capire nell’approcciare l’ Ontopsicologia è che tutti noi siamo nel nostro quotidiano dei ricercatori. Non bisogna pensare solo alle misurazioni e sperimentazioni della matematica, della fisica o della chimica: tutti noi siamo dei ricercatori, in ogni momento della vostra vita. Essere ricercatori significa affrontare il problema di come scegliere la propria vita, qui e adesso. Siamo dei “ricercatori” quando dobbiamo scegliere cosa mangiare, oppure scegliere se in quel momento è più importante mangiare o dormire, quando dobbiamo scegliere a chi fare quella telefonata per risolvere un problema, o quando dobbiamo capire qual è l’approccio giusto per servire quel cliente e renderlo soddisfatto. Quindi la notizia è la seguente: essere esatti come persone ci riguarda tutti. Significa essere esatti come uomini per avere “la bussola esatta nel viaggio quotidiano della propria esistenza, sia individuale che degli affari”. Il recupero dell’esattezza del ricercatore, dunque, è la chiave di volta che mette a disposizione l’ Ontopsicologia per chi vuole essere, con serietà e coerenza, un operatore efficiente innanzitutto per se stesso, quindi realizzato perché sa cosa è utile e funzionale alla propria identità e lo sceglie. Soprattutto lo scienziato, in quanto costruttore di società, ha bisogno di questa esattezza.