venerdì 12 ottobre 2012

A monte della frustrazione dell’uomo: gli sbagli dell’Io logico-storico

Non è per retorica che si afferma che la maggioranza degli esseri umani vive in una condizione di frustrazione esistenziale. Volendo compiere un’analisi oggettiva del reale, ad esempio, si può provare a togliere alla parola “frustrazione” ogni coloritura emozionale-affettiva e ogni preconcetto che ci farebbe cadere subito in un giudizio di valore. In realtà, il concetto di frustrazione è primariamente riconducibile ad un mero “conto economico”: è uno sforzo pari a 100 con raccolta (se c’è raccolta) pari a 10 o 20. Afferma Antonio Meneghetti che la frustrazione, in sostanza, si determina “da una sproporzione fra erogazione di energia e rientro in perdita”. In linea di massima, l’uomo non solo non raccoglie, ma perde anche il seme. In Ontopsicologia si chiarisce che, nella dinamica fra In Sé ontico e Io logico storico, chi non sbaglia mai è l’In sé ontico: per sua natura, non conosce l’errore. L’In Sé infatti scrive e specifica dentro ogni individuo le leggi universali della natura. È l’Io logico storico, invece, ad avere la responsabilità di scegliere e agire in coerenza con le indicazioni dell’In Sé: se c’è coerenza, la crescita del soggetto è necessaria e inevitabile.

Nessun commento:

Posta un commento